MALEDIZIONE DAL DISCHETTO: IL MILAN E I RIGORI DELLA DISCORDIA

Quando sbagliare diventa un’abitudine preoccupante

Il rigore fallito può essere casualità, quattro diventano un allarme. Il Milan di questa stagione ha stabilito un record inquietante: solo il 55,6% dei penalty calciati si è trasformato in gol, con quattro errori su nove tentativi. Un dato che nei top campionati europei trova eguali solo nel Friburgo e che racconta molto più di una semplice imprecisione tecnica.

Quando quattro giocatori diversi (Hernández, Abraham, Pulisic e Giménez) sbagliano dal dischetto, non si tratta più di sfortuna ma di un sintomo evidente di un malessere più profondo che attraversa lo spogliatoio rossonero.

Per chi segue con attenzione le statistiche del calcio europeo, piattaforme come https://rabona.co.com/it/ offrono interessanti analisi su queste anomalie statistiche che spesso rivelano problemi strutturali all’interno di un gruppo squadra.

Il trauma del Franchi: anatomia di un disastro

Firenze, 6 ottobre 2024: il giorno dell’anarchia. La stagione del Milan ha avuto il suo punto di non ritorno proprio al Franchi. Dopo tre vittorie consecutive, incluso il derby, i rossoneri avevano l’opportunità di consolidare il buon momento contro una Fiorentina in difficoltà.

La partita si trasforma invece in un incubo che rivela tutte le fragilità del gruppo. Sul risultato di 1-0 per i viola, nel finale di primo tempo arriva un rigore per il Milan: Morata prende il pallone, ma Hernández glielo sfila con arroganza. Risultato? De Gea para e l’occasione svanisce.

L’incredibile si ripete nella ripresa. Altro rigore per il Milan: questa volta è la volta di Abraham che, avvicinato da Pulisic (il rigorista ufficiale), respinge bruscamente il compagno per poi farsi ipnotizzare nuovamente da De Gea.

Come evidenziato in analisi simili, ad esempio nell’articolo su come la Ternana seppe superare le difficoltà interne per battere il Cagliari, la mancanza di una gerarchia chiara nei momenti decisivi può essere fatale per qualsiasi squadra.

Le radici dell’anarchia rossonera

Quando il “noi” sparisce, prevale l’ego individuale. Gli episodi di Firenze non sono isolati, ma si inseriscono in un contesto preoccupante. Poche settimane prima, durante un cooling break nella partita contro la Lazio, Theo Hernández e Rafael Leão si erano isolati dal resto della squadra, manifestando visivamente una frattura nello spogliatoio.

Ad amplificare questi problemi, la passività della panchina: Fonseca non interviene per ripristinare l’ordine, lasciando che i giocatori decidano autonomamente chi debba calciare, con risultati disastrosi.

Il costo dell’indisciplina

Gli errori dal dischetto hanno conseguenze dirette. Un dato impressionante emerge dall’analisi della stagione: quando il Milan ha fallito un rigore, ha sempre perso la partita. Una correlazione che sottolinea come questi episodi non siano solo errori tecnici, ma veri e propri momenti di collasso psicologico dell’intera squadra.

L’incapacità di gestire la pressione dal dischetto diventa così metafora di una fragilità mentale più ampia che affligge il gruppo nelle situazioni decisive.

Un problema di leadership

La questione dei rigori sbagliati rivela un vuoto di leadership, sia in campo che in panchina. L’autorità dell’allenatore appare compromessa, mentre tra i giocatori mancano figure capaci di imporre disciplina nei momenti cruciali.

Questa assenza di gerarchia chiara si traduce in una squadra dove prevale l’individualismo, dove i giocatori si contendono il pallone per mettersi in mostra personalmente, dimenticando che il calcio resta, nonostante tutto, uno sport collettivo.

Per il Milan, risolvere questa crisi dal dischetto significherebbe affrontare problemi ben più profondi che riguardano la struttura stessa del gruppo squadra e il rispetto di regole condivise: una sfida forse più complessa di quella che si gioca ogni domenica sul terreno di gioco.